Nicolò Vignatavan - Equazioni e disequazioni lineari di primo grado: definizioni, caratteristiche, formule e differenze di rappresentazione sul piano cartesiano
Equazioni e disequazioni lineari di primo grado: definizioni, caratteristiche, formule e differenze di rappresentazione grafica sul piano cartesiano
prof. Nicolò Vignatavan
Un’equazione di primo grado è una equazione polinomiale il cui grado, ovvero il massimo valore numerico ad esponente dell’incognita o delle incognite, risulta 1, nel momento in cui tale polinomio, ridotto in forma normale, ovvero dopo aver sommato tra di loro tutti i monomi simili che lo componevano, viene posto uguale a 0.
Se in una equazione ridotta in forma normale, ad esponente
dell’incognita, compare un valore numerico superiore ad 1, allora tale
equazione verrà definita di grado superiore al primo.
Le equazioni ad una o più incognite o variabili, se
risultano, ridotte in forma normale, di primo grado, vengono denominate
equazioni lineari, poichè, rappresentandole sul piano cartesiano,
corrispondono, graficamente, a rette, dunque a figure geometriche lineari.
La forma normale alla quale un’equazione di primo grado ad
una variabile (od incognita) viene ridotta è la seguente: ax + b = 0, che
risolta in x = -b/a, viene discussa in questi termini:
se a è diverso da 0 e b diverso da 0, l’equazione ammette una
soluzione,
se a è diverso da 0 e b uguale a 0, l’equazione risulta 0,
se a è uguale a 0 e b diverso da 0, l’equazione risulta
impossibile,
se a è uguale a 0 e b uguale a 0, l’equazione risulta
indeterminata.
Invece, una disequazione di primo grado, dunque lineare, è una
diseguaglianza polinomiale, ad una o più incognite o variabili, di grado
esponenziale massimo = 1, in cui, in sostituzione del simbolo matematico “=”
che testimonia un’equivalenza polinomiale, proprio delle equazioni, vengono
introdotti i simboli “>”, “<”, “>=”, “<=”, a testimonianza di una
non equivalenza polinomiale.
Nello spazio monodimensionale, dunque lungo una linea o un
asse infinito, il risultato di una equazione lineare, graficamente, risulta
sempre e solo una coordinata di un punto, mentre il risultato di una
disequazione lineare risulta un tratto.
Nello spazio bidimensionale, dunque su un piano cartesiano
classico, il risultato di una equazione lineare risulta una retta, mentre il
risultato di una disequazione lineare risulta un’Area.
Il simbolo di disuguaglianza > o < unito al simbolo di
uguaglianza = indica come, nel risultato algebrico della disequazione, il punto
in questione sia compreso nel risultato, e, dunque, proiettando quest’ultimo su
una linea monodimensionale, esso appartenga al tratto del risultato della
disequazione e, proiettandolo, invece, su un piano cartesiano bidimensionale,
esso appartenga all’area del risultato della disequazione medesima.
Le equazioni di primo grado ridotte in forma normale a due
variabili rappresenteranno sempre rette incidenti con gli assi cartesiani.
y=+mx +q
y=-mx +q
Le disequazioni di primo grado ridotte in forma normale a due
variabili rappresenteranno sempre aree infinite che per il loro lato di origine
saranno incidenti rispetto agli assi cartesiani.
y>=mx +q
y<=mx +q
Le equazioni di primo grado ridotte in forma normale ad una
variabile rappresenteranno sempre rette ortogonali o coincidenti agli assi
cartesiani.
Ortogonali
y=q
x=q
con q diverso da 0
Coincidenti
y=0
x=0
Le disequazioni di primo grado ridotte in forma normale ad
una variabile rappresenteranno sempre aree infinite che per il loro lato di
origine saranno ortogonali o coincidenti agli assi cartesiani.
Ortogonali
y>=q
y<=q
x>=q
x<=q
con q diverso da 0
Coincidenti
y>=0
y<=0
x>=0
x<=0
Tuttavia, considerando l’asse y a partire dall’equazione
esplicita della retta generica, si osserva un diverso sviluppo grafico:
l’equazione esplicita di una retta generica risulta: y = mx +
q
Per quanto riguarda “q”, esso corrisponde, per le ordinate,
al punto d’intersezione della retta con l’asse y. Se la retta analizzata è
l’asse y, esso con se stesso non ha punti di intersezione, ma con se stesso
risulta coincidente, dunque, considerando l’asse y come una retta costituita da
un insieme infinito di punti, esso con se stesso coinciderà in infiniti punti,
di conseguenza, il valore di ”q” nella sua equazione esplicita varrà
“infinito”.
Per quanto riguarda il coefficiente “m”:
Se "m" risulta il valore indicante la misura del
cateto verticale del triangolo rettangolo costruito a partire da q in verso x e
se il cateto orizzontale di tale triangolo risulta il segmento di lunghezza
"1 unità", allora:
se la retta risultasse verticale, caso che noi vogliamo
analizzare ora per studiare il valore di “m” nell’equazione dell’asse
cartesiano y, accadrebbe che:
tanto più l’ipotetica retta che vogliamo che coincida con
l’asse y aumenterà la sua inclinazione e, di conseguenza, si avvicinerà
all’asse delle y, tanto più il suo coefficiente angolare avrà un valore sempre
maggiore e, dunque, nel caso dell’asse y, ovvero di una retta verticale, che
risulta, per definizione, una retta con pendenza massima, il coefficiente
angolare “m” avrà il valore più grande che si possa ipotizzare, perciò
risulterà infinito.
Se la massima inclinazione di una retta è data dal rapporto
tra il valore infinito del cateto verticale del triangolo ed il valore 1 del
cateto orizzontale, sebbene il numeratore sia un valore infinito, per cui la
sua inclinazione, essendo massima rispetto all’asse x, genererà una retta
verticale, ci sarà comunque un infinitesimo spostamento di partenza rispetto
all’asse y, uno spostamento unitario che non permetterà la coincidenza perfetta
dell’equazione esplicita con m uguale ad infinito con l’asse y.
Dunque, la seguente retta coincidente e rappresentante l’asse
delle y, di equazione y = oox + oo, se m è uguale a +infinito, sarà ruotata di
un infinitesimo in senso orario rispetto all’asse y, e se m è uguale a
–infinito, sarà ruotata di un infinitesimo in senso antiorario rispetto
all’asse y.
Analizzando, quindi, la ridefinizione delle rispettive aree
di influenza generate dalla disequazione lineare ad una variabile
corrispondente all’asse y sul piano cartesiano, considerando l’asse delle
ordinate a partire dall’equazione esplicita della retta, i risultati saranno i
seguenti:
Per y = oox + oo, inteso come x=0, rispetto agli intervalli
di x:
la disequazione y >= +oox + oo, genererà il terzo quadrante
di intervallo [-oo,0-] ed il secondo quadrante di intervallo [-oo,o+] e la
disequazione y<=+oox + oo genererà il primo quadrante di l’intervallo [o+,+oo]
ed il quarto quadrante di intervallo [o-,+oo].
la disequazione y >=-oox + oo genererà il primo quadrante
di intervallo [0-,+oo] ed il quarto quadrante di intervallo [0+,+oo] e la
disequazione y<=-oox +oo genererà il terzo quadrante di intervallo [-oo,0+]
ed il secondo quadrante di intervallo [-oo,0-].
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